Siamo in un altro mondo, qui, un mondo invaso dal colore, “un mondo senza gravità, dove niente è al suo posto e che mi permette di non abbandonare il mio lato bambino”, così definisce il proprio lavoro Diego Santini. Una dichiarazione che è già manifesto di un procedere libero, senza vincoli, senza obiettivi precostituiti, ma piuttosto con lo spirito delle libere associazioni, del flusso di coscienza, lasciando che sia uno sfondo a decidere che cosa ci sarà dipinto sopra o che sia un personaggio – un goffo pescatore in canottiera, un ragazzetto con in spalla una luna da regalare– a tracciare la direzione della storia e a farla germinare intorno a sé. Forse è proprio questa la chiave del piacere che si prova davanti al lavoro di questo artista: il senso di libertà sfrenata che abbiamo praticato soltanto nei sogni – o nell’infanzia – e che per questo ci apparenta un po’ tutti, ci è famigliare